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Tu chiamale se vuoi “emozioni”

chiamale se vuoi emozioni

Tra i fattori che influenzano la postura, oltre a disturbi prettamente fisici e a elementi espressamente disturbanti quali cicatrici, vecchi traumi, malocclusioni, deglutizioni viziate, metalli pesanti, galvanismi, piercing, ecc., vi sono anche elementi meno “visibili”, eppure non per questo meno importanti. A volte, una parola, un atteggiamento, uno stato d’animo possono essere più violenti di un trauma fisico. Si tratta di tutti quei conflitti che si vivono nel corso della vita e dei quali non sempre si è consapevoli: non sentirsi accettati, non credersi mai all’altezza, vivere una costante sensazione di inferiorità, sentirsi rifiutati…

I conflitti possono essere di vario tipo e verificarsi come conseguenza di azioni o frasi “subite”. Basti pensare che ogni volta che si riceve un insulto, un commento negativo, si vive una forte paura o uno shock emotivo, il corpo e tutte le sue cellule registrano quel particolare evento e ne mantengono memoria per tutta la vita. A seguito di certi eventi, la persona si porta dietro un dolore, un dispiacere, che lascerà inevitabilmente un segno. Il corpo tenderà a nasconderlo e rimuoverlo dalla memoria e, anche se col tempo si potrà credere di averlo dimenticato, esso rimarrà indelebilmente impresso nella persona e riecheggerà nel suo inconscio per molto tempo.

Ogni volta che si riceve un insulto, un commento negativo, si vive una forte paura o uno shock emotivo, il corpo e tutte le sue cellule registrano quel particolare evento e ne mantengono memoria per tutta la vita.

Del resto, tutto è vibrazione, informazione, tutto ha una propria frequenza che influenza anche l’ambiente circostante, comprese le emozioni… Difficile da credere? Esistono studi in proposito, come quelli condotti dal ricercatore giapponese Masaru Emoto sulla “memoria dell’acqua” e secondo i quali l’acqua, se sottoposta a parole e pensieri positivi, ghiacciando forma cristalli bellissimi, mentre invece dà luogo a strutture amorfe e più o meno disarmoniche se sottoposta a parole e considerazioni negative. Si pensi in termini di vita e di essere umani: che implicazioni può avere questa “scoperta”? Un conto è incappare in una o due note stonate nel corso del grande concerto che è la vita, un altro è vivere in totale distonia per via di uno strumento scordato o di forze esterne che  ne limitano o alterano il suono.

Il conflitto può nascere da un’insicurezza, dalla paura del giudizio altrui, che porta a sua volta a giudicare. Già il solo fare paragoni su se stessi e sul proprio aspetto instaura un circolo vizioso di pensieri negativi riguardo al proprio corpo che inevitabilmente finisce con il creare un “rigetto” dell’area in questione, veri e propri blocchi energetici che a lungo andare causeranno una propensione da parte di quella specifica area del corpo a sviluppare patologie. Non è un caso se il Dott. Carlo Pagliara, medico oncologo da oltre 30 anni, scrive: “La tua vita e la tua salute non sono altro che il risultato dei tuoi pensieri” (Carlo Pagliara). In alcuni casi, le emozioni tossiche sono più pericolose del cattivo cibo, in quanto possono sfociare anche in malattie serie (Prof. Daniele Raggi). “Esiste un inquinamento spirituale – continua infatti Pagliara, –  dovuto alla presenza di conflitti, convinzioni negative, idee fisse, rancori, rabbia, collera, paura, tristezza, noia, timore… che rappresentano un vero pericolo per la salute, soprattutto se persistono in modo cronico” (Carlo Pagliara). Si può affermare perciò che la prima fonte di nutrimento per la persona è il pensiero; l’aria è la seconda e solo al terzo posto vi è il cibo. (Prof. Daniele Raggi)

“La tua vita e la tua salute non sono altro che il risultato dei tuoi pensieri” (Carlo Pagliara)

Una volta vissuto un trauma, il corpo fa di tutto per rimuovere il dolore, compensando attraverso il sistema delle catene muscolari. Quando le possibilità di compensare si riducono, nel caso per esempio di un sistema in over stress, aumentano le probabilità di sviluppare stati infiammatori e problematiche fisiche di altro tipo. Esistono a questo proposito tecniche particolari che consentono di risalire a emozioni vissute nel passato per riviverle e quindi “scioglierle”, così da evitare nel futuro l’insorgere di blocchi energetici e fisici, e quindi di infiammazioni e in alcuni casi perfino di patologie croniche. Quando il Prof. Raggi afferma che “la postura è l’espressione della nostra storia” non si riferisce perciò solo al vissuto fisico, ma a tutti quei fattori che in un modo o in un altro hanno un’influenza positiva o negativa sul nostro essere, compresi quelli emotivi, spesso trascurati o lasciati in secondo piano, ma il cui impatto come si è potuto approfondire in questo articolo è altamente significativo e merita per questo di essere indagato sempre, con i dovuti modi e il dovuto rispetto nei confronti del paziente e della sua storia personale.


Un caso interessante – La parola al Prof. Raggi

Si presenta nel mio studio una ragazzina di 14 anni che soffre da tempo di dolori al collo. L’atteggiamento della madre che la accompagna nei confronti della figlia e di ciò che la riguarda è estremamente freddo e distaccato, quasi anaffettivo. Quella che emerge dalle sue parole è una mamma che parla della figlia come se si trattasse quasi di “un oggetto” e il suo modo di porsi denota anche un distacco fisico dalla figlia, tanto da sedersi a una certa distanza da lei in studio. La ragazza è piuttosto longilinea, a una prima analisi osservo lo sguardo un po’ perso, le spalle in un atteggiamento di chiusura, collo e testa protesi in avanti, il dorso proteso indietro e un’iperlordosi lombare. Il collo, che sembrava il fulcro centrale del problema, è in effetti la conseguenza di un atteggiamento posturale inadeguato e scorretto che riflette qualcos’altro…

Domando alla madre se la figlia fosse nata indesiderata, ma a questa domanda la signora preferisce non rispondere. Con una scusa plausibile, invito allora la ragazza a uscire per qualche istante; a quel punto, la madre mi rivela che effettivamente la figlia è nata non voluta da parte di entrambi i genitori. Il suo abbassare improvvisamente il capo e il repentino cambio di atteggiamento mi fanno capire che la signora, proprio come me, stava realizzando per la prima volta in quel preciso istante quanto tutto ciò avesse influito sullo sviluppo e sulla salute della figlia. Rientrata quindi la ragazza, iniziamo a parlare, con estrema delicatezza e sensibilità, di come lei si sente nei confronti dei genitori… e di fronte a quella nuova e più amorevole attitudine da parte della madre, la ragazza scoppia a piangere. Senza sapere quanto emerso in sua assenza, avverte la netta sensazione di non essere mai stata né voluta né accettata. Il suo atteggiamento posturale non era altro che un tentativo disperato di comunicare inconsapevolmente alla madre il suo desiderio di essere amata e accettata, alla ricerca di un calore materno che non aveva mai avuto.

In seguito e grazie a questa presa di coscienza avvenuta da parte di entrambe, abbiamo lavorato quindi sul piano fisico per ristabilire l’equilibrio posturale che era venuto meno come conseguenza di quanto detto sopra. Il corpo ha risposto molto bene alle terapie successive e in poco tempo è stato possibile risolvere anche i disturbi al collo.

Sitografia di riferimento:

www.amadeux.net/sublimen/dossier/masaru_emoto.html

www.claudiopagliara.com

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