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Attività fisica e postura: Le buone abitudini nello sport

attività fisica e postura

Alla base dell’attività fisica dovrebbe esserci una postura in equilibrio.
Questo vale per atleti professionisti, giovani che desiderano apprendere un gesto tecnico, ma anche persone che frequentano la palestra a scopo preventivo, di mantenimento o recupero. Una condizione di disequilibrio può essere infatti causa di dispersioni energetiche, attriti e tensioni fisiche, responsabili nel tempo di infiammazioni e patologie quali capsuliti, borsiti, tendiniti, lussazioni, degenerazioni cartilaginee, artrosi, ecc. Quando una qualsiasi parte del corpo vive un disagio o un dolore più o meno intenso, l’obiettivo del nostro sistema diventa preservare la propria efficienza e ristabilire un equilibrio, seppure “fittizio”, ossia una condizione più o meno temporanea che permetta al corpo di funzionare al meglio nonostante la presenza di un disturbo. Si adottano in queste circostanze schemi compensativi adattativi, che, se mantenuti nel tempo, tendono a fissarsi e a portare nuovi disagi e ulteriori compensi.

Per tali motivi, sul corpo di chi pratica sport, magari irrigiditosi nel corso degli anni a causa delle vicissitudini della vita, risulta controproducente potenziare, tonificare, allenare, senza aver prima risolto eventuali problematiche presenti. Effettuare un’accurata analisi posturale permette di evidenziare tutti gli elementi inibitori che di solito non vengono presi in considerazione.

Una postura alterata genera inevitabilmente funzioni alterate, che a loro volta provocheranno ulteriori alterazioni posturali limitando e/o invalidando le prestazioni sportive. Si potrebbe dire che la funzione è schiava della struttura e la struttura, a sua volta, è inesorabilmente condizionata dalla funzione. (Beretta, Bono, Crotti, Cavalli, & Zaupa, 2008)

“Un’automobile con le gomme sgonfie non funziona al meglio. Potenziarne gli altri componenti senza prima gonfiare le gomme non farà che peggiorare la situazione.”

(D. Raggi)

Fare stretching è sufficiente?

Chi pratica sport sa che fare stretching è considerato una buona abitudine. Come mai, allora, anche chi dedica molto tempo all’allungamento può andare incontro a infortuni, crampi, stiramenti, ecc.? Se la preparazione fisica degli atleti (e non solo) venisse sempre condotta tenendo conto di tutti i fattori posturali e chinesiologici necessari, si avrebbe sicuramente una riduzione degli eventi traumatici e un proporzionale aumento del rendimento atletico. Ecco perché è importante distinguere tra stretching analitico classico e Allungamento Muscolare Globale Decompensato.

Lo stretching classico agisce solitamente su uno o pochi gruppi muscolari. Essendo tuttavia i muscoli concatenati tra loro, allungando un distretto muscolare si andrà inevitabilmente ad accorciarne un altro. Il risultato di un allungamento di questo tipo sarà quindi interpretato dal cervello come minaccia e il corpo metterà in atto meccanismi di difesa (i cosiddetti “compensi”) per impedire la comparsa di disagi e dolori e preservare quell’equilibrio ricercato e costituito nel tempo per la propria sopravvivenza.

L’Allungamento Muscolare Globale Decompensato lavora invece sul corpo in globalità, nel rispetto dell’anatomia e della fisiologia articolare. Questo approccio tiene conto dell’organizzazione in catene dei muscoli e lavorando su un particolare distretto muscolare consente di allungare contemporaneamente e armonicamente tutto il corpo, impedendo la creazione di compensi, anche grazie all’uso di uno strumento semplice e rivoluzionario qual è Pancafit.

Ecco che un atleta seguito da un preparatore adeguatamente formato e in grado di lavorare in globalità può provare su di sé i benefici di questa tecnica. I suoi movimenti risulteranno nel tempo più fluidi, la sua postura più funzionale, le possibilità di subire infortuni ridotte e le sue performance esponenzialmente migliorate. (Raggi & Majocchi, 2011)

Migliorare la postura, ridando informazioni propriocettive corrette all’atleta, significa ridurne e annullarne i freni muscolari e quindi i limiti, consentendogli di esprimersi al meglio delle proprie capacità. (Beretta, Bono, Crotti, Cavalli, & Zaupa, 2008)

“Il movimento spesso è in grado di sostituirsi alle medicine, mentre qualsiasi medicina
non potrà mai sostituirsi al movimento.”

(S.A. Tissot)

Bibliografia di riferimento:

Beretta, P., Bono, R., Crotti, R., Cavalli, L., & Zaupa, N. (2008, maggio-giugno). Postura, sport e rendimento. Sport&Medicina.

Raggi, D., & Majocchi, G. (2011, gennaio-febbraio). Atleta senza limiti. Sport&Medicina.

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